In questo blog spesso ho parlato di quanto Venezia abbia significato nella mia vita. è una città innegabilmente magica. Ho passato i miei anni da studentessa liceale in un liceo in cui l’unico insegnamento è stato l’estremo amore per l’arte e tutte le cose belle, quale migliore città potevamo utilizzare come palcoscenico per imparare l’amore per l’arte le cose belle se non Venezia? Una città in cui lasciarsi guidare da sensazioni e profumi e mai dalla reale localizzazione delle cose, una città in cui perdersi cl naso all’insù, in cui per arrivare in un luogo si cercano sempre nuovi percorsi per scoprirne nuovi angoli e incanti. È ovvio quindi che ogni volta che mi si presenta l’occasione ci torno volentieri per una passeggiata, un giretto, una cena, la visita di una mostra o della Biennale (che tra l’altro è in pieno svogimento n.d.r.). Venezia è una città culturalmente molto viva e vivace i suoi stessi abitanti coltivano l’arte in molteplici forme, dal vetro che riflette l’acqua in un gioco di richiami infiniti, al merletto intessuto dalle abili mani che maneggiano il tombolo, alle istallazioni artistiche e alle maschere a celebrare l’arte del travestimento e il gaudio che il Carnevale porta con sé.
Devo però ammettere che purtroppo ultimamente ogni volta che ci torno rimango un po’ perplessa di fronte ai cambiamenti che vi sono intervenuti, molte delle vecchie attività sono state soppiantate da bancarelle piene di souvenir poco realistici e poco attinenti della città, i vecchi negozi pieni di glamour sono stati soppiantati dalle catene privè di anima e nell’insieme il turismo stesso sembra quasi aver cambiato faccia
Lontani ormai i fasti del Cipriani e del Danieli, finita l’era dei conti e dei Duchi, siamo arrivati e approdati con tristezza all’epoca del turismo di massa anche a Venezia. Oramai non è difficile camminare per calli e campielli e vedere gente che si immerge con i piedi per rinfrescarsi in canale o che mangia un panino seduta per terra, cosa che fino a qualche tempo fa non era nemmeno pensabile, e sebbene io sia per la divulgazione sempre e per l’arte e la cultura a portata di tutti, perché tutti abbiamo il diritto e il dovere di apprezzare il bello è di aumentare la nostra cultura nello stesso tempo, un po’ mi rattrista vedere questa decadenza della città e questo svilimento della bellezza. Sarebbe assai più bello se il turista, rapito e incantato, portasse il rispetto dovuto all’eleganza di questa vecchia signora.
per fortuna ci sono comunque ancora alcuni Baluardi della vecchia, bella e meravigliosa Venezia che io ho sempre conosciuto. Uno di questi sono riuscita a scoprirlo qualche giorno fa, il locale El vecio fritolin.
non nego che avrei sempre voluto visitarlo ma che purtroppo lo trovo un posto più adatto alle coppie che alle famiglie con bambini, e ultimamente sono rare le volte in cui mi muovo senza ciurma al seguito. Il locale è raccolto e molto affascinante, è stato ricavato dalla ristrutturazione di un vecio Fritolin veneziano, uno di quei luoghi in cui da un bancone aperto verso l’esterno si servivano conetti di carta ripieni di fragrante frittura di pesce. Ancora si ritrovano, a ben guardare, tracce di questa atavica memoria. Il locale passato all’attuale gestione nel 2000 sotto la direzione della signora Irina Freguia, che ha voluto mantenerne intatta la sostanza e il nome per creare però all’interno delle sue mura un locale ricco di charme e dell’offerta gastronomica raffinata.
El vecio fritolin è un locale storicissimo raggiungibile in pochi minuti a piedi sia dalla stazione che dal Ponte di Rialto, ha nella carta dei piatti favolosi creati dagli attuali chef Pierluigi Lovisa e Raffele Minute, impegnati nella reinterpretazione dei classici in chiave moderna e raffinata e mirabilmente spiegati dal mètre di sala che vi accoglierà con una squisitezza unica.
Il locale è intimo e molto evocativo, ospita alle sue pareti opere di giovani artisti e fotografi del luogo, su ogni tavolo capeggiano piccole opere del gusto dei maestri vetrai Muranesi, tutto è molto curato e tutto celebra Venezia, anche le materie prime del ristorante provengono dalla laguna e da Sant’Erasmo l’isola orto di Venezia, perché è convinzione della signora del locale che solamente chi favorisce l’imprenditoria autoctona sarà poi in grado di valorizzare la città stessa. Un’esperienza quindi che mi ha colpita sia dal punto di vista del gusto che dal punto di vista umano del rispetto e dell’arte.
Vi lascio il menù e i vini abbinati che ci hanno accompagnato in questo gioco alla scoperta di venezia, alcune foto dei piatti per ingolosirvi e vi assicuro che ne vale la pena, magari per una serata romantica in compagnia del vostro amato e con la ciurma allocata presso amici o parenti consenzienti, la cornice meravigliosa della vecchia Venezia è sempre un punto di partenza meraviglioso per una serata romantica…
Menù
Gazpacho andaluso alla moda di Irina
Prosecco Col Vetoraz
Gambero Rosso di Sicilia, Passion Fruit, Riso soffiato di grumolo delle Abbadesse* –
Moeche, polenta biancoperla*, carciofo violetto di S.Erasmo*
Soave “Calvarino” Pieropan
Variazione di Crostacei sul Bagnasciuga –
Tonno pinna Blu, polvere di Nero, ciliegia su ciliegia
Sauvignon Terramusa
Gnocco di patate dolci alle cime di ortica ed emulsione di spugnole
Muller Thurgau “Vigna delle forche”, Cembra (ho trovato questo vino inenarrabile, una vera esperienza!)
Tortellone alla lingua Salmistrata con la sua salsa verde
Merlot Drius
Branzino in 4 cotture (Vapore, Padella, forno in bisque di Crostacei, Oliocottura)
Chardonnay Montegrande
Piselli, Cioccolato Avorio, gelato all’olio evo e miele
e dopo questo meraviglioso pranzo momenti di relax tra amici
E un arrivederci …