Ci sono molti modi di raccontare un territorio, la capacità di saper raccontare una terra, la sua cultura, la sua ricchezza, le persone che la abitano non è innata, le espressioni, i gesti… raccontano qualcosa che va ben oltre la parola scritta.
Vò Euganeo è stato uno dei paesi che per primo è diventato zona rossa in epoca di covid e di conseguenza, uno dei primi posti che ha subito il lockdown. E’ stata senz’altro dura ma la gente Veneta è gente forte, ha la tempra del lavoratore impressa nel DNA.
Il prezzo che hanno pagato le aziende del territorio è stato alto, se già nel resto d’Italia la chiusura è durata molto, qui è durata di più. Il senso di estraneità e di fatica si trascina nel quotidiano e a volte per riprendere le fila di un discorso bruscamente interrotto serve che qualcuno faccia un gesto, un gesto diverso, che aiuti a scrollarsi di dosso il grigiore. Il ritorno alla normalità richiede tempo ed energie e richiede anche che qualcuno abbia la voglia di creare iniziative volte a ridare slancio non solo a un territorio, ma proprio quella routine che è bruscamente venuta a mancare.
E qui entriamo in gioco noi, che con i nostri 24 blog cercheremo di raccontare 24 modi diversi di vedere e vivere una terra e uno dei suoi prodotti fondamentali, il vino. Che del sangue non ha solo il colore, ma anche il potere vivificante, che dai minerali del terreno vulcanico si trasfonde nelle viti e che dalle uve crea i suoi particolari e unici profumi.
Un territorio si può raccontare dal punto di vista storico e culturale e conosco molte blogger bravissime a farlo molte delle quali partecipano a questa iniziativa con me, un territorio si può raccontare dal punto di vista turistico e anche qui devo dire che c’è molta gente che lo sa fare meglio di me.
Un territorio però si può raccontare anche attraverso i rituali che lo caratterizzano, e le abitudini delle persone che lo abitano e qui forse trovo la mia nicchia. Io lo abito questo territorio Veneto e sono Veneta fino al midollo, parte della mia famiglia viene dal Polesine e si è poi radicata nel veneziano, mi sono imparentata con un Padovano e ora vivo nel trevigiano, questa è la mia zona e le abitudini della gente che la vive e che la abita sono le mie abitudini.
Inutile dire che per i Veneti il vino è affar serio, non stiamo solo parlando di un prodotto ricco di aromi che enfatizza il cibo che accompagna, non stiamo solo parlando del nettare degli dei che infiamma gli animi e scioglie le lingue, stiamo parlando della cultura che ci permea dalle radici.
Per noi il bicchiere di vino con il cicchetto diventa rituale ben prima che gli aperitivi e apericene diventassero di moda, per noi il vino era da meditazione prima ancora che qualcuno ne diffondesse l’idea, per noi il vino è degustazione e convivio da tempo immemore.
E siccome il racconto passa attraverso le parole e le immagini, ma anche attraverso i sapori, ne ho fatto l’ingrediente principale di un pre-cena ricco e sontuoso eppur rustico e semplice.
Ho usato per la mia ricetta e per accompagnarla il Carromatto, un Barbera delle Cantine Salvan proveniente dalle vigne del pigozzo (il piccolo picchio d’oro che riroverete su tutte le bottiglie e anche impresso nei tappi di sughero della cantina).
Le vigne della famiglia Salvan si stendono ai piedi del castello del Catajo, un Castello magnifico anche chiamato la reggia dei colli Euganei. E si annidano sui declivi che attorniano i magici declivi che portano ad Arquà Petrarca.
Parliamo di un luogo ricco di storia e tradizioni ma anche di uno dei paesaggi più belli e ameni del Veneto. Potrete passare di qui per farvi un bagno di cultura e visitare Il Castello, ma anche il pittoresco borgo dimora del Vate o i favolosi giardini allegorici di Valsanzibio, che meritano una visita guidata perché tutto ha un significato nascosto e legato al periodo della loro nascita, dal più sempice dei fiori alla più elaborata scultura, e vi daranno anche il modo di perdervi in un labirinto fiabesco. Potrete però pasare di qui anche per “Cantine aperte” appena si potrà reiniziare a farle, passeggiare tra i vigneti guardando il sole che occhieggia tra le foglie e perdersi in cantine ricche di storia e fascino con le loro botti addossate a pareti scavate nella terra. Oppure perché no, fare un salto a godervi un meritato relax nelle acque termali che uniche al mondo sgorgano sopra gli 80°, rendendo le cure di fanghi uno dei fiori all’occhiello della zona.
O potrete fare tutte e tre le cose e alla sera rilassarvi con un aperitivo della tradizione come quello che ho voluto ricreare io, con il rosso Carromatto delle vigne Salvan, che è un rosso proprio come piace a me, che pur non avendo fatto legno è ricco di sapori complessi e fruttati senza essere invadente ed’è perfetto in questo periodo, il suo sentore di frutti rossi preannuncia l’estate in arrivo. Il sig. Urbano, che è venuto a portarmelo di persona, mi ha detto poche frasi una delle quali mi è rimasta impressa… Mi stava raccontando come abbinarlo, a cosa sposarlo, quando si è interrotto e ha detto…
“ma fate quello che volete, l’importante è che vi divertiate!”
E con la sua frase augurale ha dato l’incipit per le ricette che vi propongo, perché questo ho fatto, mi sono divertita, spero che questo passi attraverso i gusti che vi propongo.
Nelle polpettine qui sotto il vino è diventato il brodo in cui cuocere il riso
Polpettine di riso al vino con cuore filante
Ingredienti
Per il risotto
- 300 g di riso carnaroli
- 1 l brodo vegetale leggero
- 300 ml di vino rosso Carromatto delle cantine Salvan
- 1/2 cipolla rossa tritata
- 100 g di parmigiano
- olio extravergine d'oliva
- 1 cucchiaio di burro
per le polpette
- 1 uovo
- 1 mozzarella fior di latte a cubetti
Per la panatura
- 2 uova sbattute
- 150 g di farina
- 150 g di pane grattugiato con due cucchiai di semi di sesamo
- 2 l di olio di arachidi per friggere
Preparazione
Preparate un risotto
- fate un battuto di cipolla e fatela imbiondire in pentola fino a che diventa traslucida e morbida, a fuoco dolce. Alzate il fuoco e aggiungete il riso, fatelo tostare a fuoco vivace fino a che sentirete i chicchi "suonare" contro le pareti, mescolando in cintinuazione per non far bruciare la cipolla.
- Aggiungete metà del vino e mescolate fino a che l'acol sarà evaporato e il liquido quadi assorbito per intero, fate la stessa cosa con l'altra metà del riso.
- Aggiungete il brodo un mestolo alla volta fino a che avrete portato il riso a cottura, mescolando di tanto in tanto, di modo da ottenere un risotto morbido all'onda e cremoso.
- Spegnete il fuoco, aggiungete il burro a temperatura ambiente, mescolate e coprite per un paio di minuti.
- Aggiungete il parmigiano, mescolate e coprite per altri tre minuti.
- Stendete il riso su un piatto di portata e fatelo raffreddare completamente.
Formate le polpette
- Aggiungete al riso oramai freddo un uovo e mescolate bene fino a che è bene incorporato, tagliate a cubetti la mozzarella, con le mani umide stendete una cucchiata di riso sul palmo della mano in uno strato di circa un centimentro. Adagiate sul riso un cubetto di mozzarella e con delicatezza richiudete il riso attorno al formaggio pressando bene.
finite le polpette
- preparate tre ciotole, in una rompete le uova e sbattetele, in un altra mettete la farina e nella terza mettete il pane grattugiato con i semi di sesamo. Prendete le polpette e pasatele prima nella farina, poi nel composto di uova e poi nel pane grattugiato.
- Scaldate l'olio di arachidi a 180° e cercate di mantenerlo a questa temperatura e iniziate a friggere poche polpettine alla volta, fino a doratura, tenetele in forno caldo a 50° fino a che saranno tutte fritte.
Nei crostini qui sotto il vino si è fatto gelatina
Crostini al battuto di lardo con gelatina al vino
Ingredienti
Per la gelatina di vino rosso
- 250 ml di vino rosso "Carromatto" az. Agricola Salvan
- 3 cucchiai di zucchero di canna
- 3 fogli di gelatina
Per il battuto di lardo
- 1 h di Lardo di colonnata
- 5/6 aghi di rosmarino
- 1/2 spicchio d'aglio privato dell'anima interna
Per i crostini
- 1 baguette
Preparazione
Realizzate le gelatine
- Riunite in un pentolino il vino e lo zucchero e portate a bollore, fate evaporare la quota alcolica e sciogliere lo zucchero, sentirete quando è pronto a naso, annusando il pentolino non vi pungerà più le narici.
- Spegnete il fuoco. Fate ammollare i fogli di gelatina in una ciotola di acqua fredda per 10 minuti.
- Aggiungete la gelatina oramai morbida e strizzata al composto di vino, si scioglierà in pochi istanti, mescolate bene e versate il composto in un contenitore rettangolare in modo che venga alto un paio di centimetri. Mettete in frigo fino a che si solidifica.
- Una volta solidificato lo potrete rivoltare e sformare, una volta sformato potrete tagliarlo a cubetti. Da usare in versione salata come accompagnamento a tartine e formaggi, o anche da mangiare in semplicità facendole rotolare nello zucchero semolato.
Per il battuto di lardo
- mettete tutti gli ingredienti su un tagliere e con una mezzaluna tritate finemente a coltello, il composto deve diventare una crema densa da spalmare.
Componete i crostini
- Tagliate la baguette a fettine, spalmatele con un generoso strato di crema di lardo e adagiatevi sopra un cubetto di gelatina di vino
Note
Se volete aumentare la sapidità del piatto dando una forte nota aromatica completate i crostini con delle foglie di salvia fritte in un padellino con una noce di burro spumeggiante
Fiori di zucca pastellati e fritti
Ingredienti
- 10 fiori di zucca
- farina
- 2 uova tuorli e albumi separati
- di latte
- 1/2 bicchiere di acqua frizzante
- olio di arachidi per friggere
- sale
Preparazione
- Riunite il rosso d'uovo, il latte e la farina in una ciotola e sbattete per non formare grumi.
- Montate a neve ferma gli albumi e uniteli al composto di uova, latte e farina mescolando dall'alto verso il basso perchè non smontino.
- Aggiungete quache cucchiaiata di acqua frizzante per rendere il composto non troppo denso.
- Pulite i fiori di zucca rimuovendo il pistillo interno.
- prendete i fiori e rompeteli a pezzetti, immergete i pezzetti nella pastella e poi friggeteli in olio profondo fino a che saranno dorati e croccanti.
- servite con una spolverata di sale.
Rosso rubino integro e compatto. La personalità olfattiva emerge su purea di lamponi, confettura di ribes, maggiorana, poi fiori macerati in alcol e sfumata chiusura quasi balsamica con cenni minerali. Il sorso è ricco e d’impatto per dovizia estrattiva, dai tannini fitti e grintosi; trova nella traccia fresco-sapida il giusto equilibrio. Finale lungo dai richiami ferruginosi. Vinifica in acciaio e riposa in cemento per 18 mesi.